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I grassi idrogenati nascono nel 1911, ottima sintesi tra basso costo e alto profitto. Si parte da un normale olio (polinsaturo) sottoposto ad alte temperature circa 180°in presenza di un catalizzatore (nichel) a cui vengono aggiunti atomi di idrogeno che forma un legale trans.
L’idrogenato ottiene nel tempo la sua più celebre incarnazione nella margarina.
Sono stati spacciati per anni come la migliore controffensiva alimentare nella lotta all’infarto, lotta che aveva configurato nei grassi saturi di derivazione animale il nemico numero uno.
Sullo slancio di questo dogma si è combattuto per anni il consumo di burro, carne, uova e formaggi, esaltando, dall’altra parte, l’uso di margarina o dei grassi vegetali idrogenati puntando su un’argomentazione puramente evocativa : il “vegetale”.
 
Secondo un ragionamento fatto per associazioni, tutto ciò che ha origine vegetale sarebbe”buono”, “ottimo”, “migliore di…”.
Sta di fatto che la margarina e i grassi idrogenati in generale, grazie al loro basso costo e alla lunga vita che garantivano ai prodotti, sono largamente utilizzati in prodotti da forno confezionati: snack, cracker, grissini, merendine, basi per dolci, oli per friggere, biscotti, dolci, gelati e prodotti di pasticceria industriale e artigianale, prodotti surgelati e liofilizzati, brioche, focacce, crostate, torte e patatine in sacchetto. Tutti prodotti a cui i grassi idrogenati garantiscono una shelf-life (vita da scaffale) molto lunga.
 
Non facciamoci ingannare, poi, da forbite perifrasi che decantano la dizione “grassi vegetali idrogenati” contro l’oscuro tecnicismo “grassi trans-esterificati”…stiamo parlando della stessa cosa.
 
Nicola Camera