Il chitosano deriva dalla deacetilazione della chitina, un polimero che protegge crostacei ed insetti conferendo durezza e resistenza a gusci e corazze. Ogni molecola di Chitosano contiene più di 5.000 unità di glucosamina. In campo industriale il Chitosano viene prodotto ed utilizzato per purificare le acque marine, sfruttando la sua capacità di attirare composti oleosi come il petrolio. Questa interessante caratteristica rende il Chitosano una sostanza particolarmente interessante anche in ambito medico. Sebbene il nostro corpo non sia in grado di digerire questa fibra, la sua capacità di assorbire i grassi favorendone l’eliminazione con le feci potrebbe essere utilizzata nella formulazione di molti prodotti destinati alle persone in sovrappeso o con elevati livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue.
Chitosano e metabolismo lipidico
Il chitosano è un polisaccaride derivato dalla chitina, che è abbondante negli esoscheletri dei crostacei. È noto per la sua capacità di legare i lipidi e ridurre il loro assorbimento nell’intestino. Ecco come il chitosano agisce sull’assorbimento dei lipidi:
Legame con i lipidi: Quando viene ingerito, il chitosano entra in contatto con i grassi presenti nel tratto gastrointestinale. Grazie alla sua carica positiva, il chitosano è in grado di legarsi agli acidi grassi e ai trigliceridi, che sono generalmente carichi negativamente. Questo legame forma complessi di chitosano-lipidi.
Formazione di gel: Il chitosano può formare un gel viscoso in ambiente acido, come quello dello stomaco. Questo gel può inglobare i lipidi, rendendoli meno disponibili per l’azione delle lipasi, gli enzimi che degradano i grassi.
Espulsione dei complessi chitosano-lipidi: I complessi formati tra il chitosano e i lipidi non vengono assorbiti dalla mucosa intestinale e vengono invece espulsi con le feci. Questo porta a una riduzione dell’assorbimento totale dei grassi alimentari.
Garantisce anche una riduzione apprezzabile delle concentrazioni ematiche di colesterolo LDL;