I trigliceridi sono i grassi più semplici e abbondanti presenti nel corpo umano. Essi rappresentano un fondamentale deposito energetico, fornendo a parità di peso più del doppio dell’energia fornita da carboidrati e proteine. La maggior parte dei trigliceridi presenti nel sangue deriva dall’alimentazione, trovandosi in abbondanza in sia grassi animali e vegetali. Tuttavia, qualora si assumano zuccheri e proteine in eccesso, il fegato è in grado di convertire questi macronutrienti in trigliceridi endogeni che possano poi essere depositati come riserva energetica. Questi lipidi vengono trasportati nel sangue principalmente attraverso le lipoproteine e si accumulano nel tessuto adiposo, dove vengono immagazzinati come grasso, principale riserva energetica dell’organismo e barriera protettiva contro la dispersione di calore in condizioni di basse temperature.
Tuttavia, un eccesso di trigliceridi nel sangue, noto come ipertrigliceridemia, può portare a conseguenze negative per la salute, in quanto associato a malattie cardiovascolari, oltre che del fegato e del pancreas.
Trigliceridi: i valori
I livelli di trigliceridi nel sangue sono classificati in questo modo:
Persone adulte
- Valore desiderabile: inferiore a 150 mg/dl (1,7 mmol/L).
- Valore ai limiti della norma: compreso tra 150 e 199 mg/dl (1,7-2,2 mmol/L).
- Valore elevato: compreso tra 200 e 499 mg/dl (2,3-5,6 mmol/L).
- Valore molto elevato: superiore a 500 mg/dl (5,6 mmol/L).
Persone sotto i 18 anni di età
- Valore desiderabile: inferiore a 90 mg/dl (1,02 mmol/L).
- Valore ai limiti della norma: compreso tra 90-129 mg/dl (1,02-1,46 mmol/L).
- Valore elevato: uguale o superiore a 130 mg/dl (1,47 mmol/L).
Trigliceridi alti, le cause
Le ipertrigliceridemie possono dividersi in familiari e non familiari. Le forme familiari di ipertrigliceridemia sono relativamente rare, e derivano da mutazioni genetiche che alterano il metabolismo dei grassi. Più frequentemente, le ipertrigliceridemie sono secondarie a un’alimentazione scorretta e a uno stile di vita sedentario, spesso associati a un substrato genetico favorente.
Non tutti i grassi assunti con la dieta hanno gli stessi effetti sull’omeostasi lipidica. In particolare, i grassi saturi, presenti in abbondanza in carni rosse, burro, margarina, formaggi e insaccati, causano l’incremento dei trigliceridi, del colesterolo “cattivo” LDL e la riduzione del colesterolo “buono” HDL. Al contrario, i grassi polinsaturi (presenti in pesce e oli vegetali non tropicali) e monoinsaturi (presenti nell’olio d’oliva, mandorle e noci), consumati con moderazione, hanno un effetto benefico, contribuendo alla riduzione del livello di trigliceridi e colesterolo LDL nel sangue.
La terapia più semplice, sicura, e spesso più efficace, è rappresentata dai cambiamenti dello stile di vita e delle abitudini alimentari. Una dieta equilibrata, che prediliga il consumo di grassi insaturi, frutta e verdura, associata a una regolare attività fisica di tipo aerobico, è in grado di incidere notevolmente sui livelli di trigliceridi, risultando spesso da sola sufficiente, senza necessità di ricorrere ad approcci farmacologici.