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Nei tessuti sono presenti cellule satelliti che hanno anche la capacità di formare nuove unità strutturali. La riparazione tissutale si verifica sempre o solo nei micro traumi provocati da allenamenti che enfatizzano la fase cedente o eccentrica. Questo focus permette di tirare una linea di demarcazione fisiologica tra ciò che è una serie con ripetizioni cedente demolitiva e quelle con un carico esterno che impiega un peso “proibitivo”.
 
Nel caso di danni molto estesi con lisi delle cellule muscolari, per cercare di ripristinare le fibre ormai perdute, le riparazioni dei tessuti muscolari, come gli strappi e le rotture, le fibre lesionate saranno con molta probabilità costituite anche da tessuto fibroso. In questi casi la non completa rigenerazione della ferita sulla funzionalità del muscolo danneggiato si ripercuote negativamente sulla performance dell’atleta perché il tessuto fibroso non ha funzionalità tenso-elastica.
 
Nei danni di entità minore – allungamenti forzati e ripetuti del tessuto muscolari, microlesioni, microtraumi ecc – il meccanismo principe di riparazione è sempre quello di incorporazione di nuovi mionuclei. Le cellule staminali che risiedono anche nel muscolo scheletrico non sono disseminate, ma raggruppate e localizzate in un microambiente specifico denominato nicchia staminale.
 
È a questa nicchia che gli scienziati stanno guardando con rinnovato interesse, dove si svolgono fenomeni di autoprotezione ed un ruolo fondamentale nella regolazione della loro sopravvivenza, auto-rinnovamento (self-renewal) e differenziamento di queste importantissime entità staminali. Il carico ottimale genera lo stimolo ipertrofico/iperplastico, quello abnorme “degenera” in una rottura non funzionale alla crescita.
 
Nicola Camera