L’alcool, pur essendo in generale un componente importante dell’alimentazione, non è un principio attivo necessario e in molti casi diventa “agente tossico” e in particolari situazioni patologiche si comporta da “droga psicoattiva“.
L’alcool quando causa disturbi e induce dipendenza risponde a criteri fondamentali di:
- quantità per assunzione
- ingestione con altri nutrienti
- frequenza di assunzione
Come fonte energetica si calcola 1 grammo = 7,1 kcal (29,7 kJ). Nei forti bevitori l’introito calorico giornaliero arriva anche al 50% del totale.
Essendo una molecola debolmente polare che si muove facilmente tra le membrane raggiunge facilmente sangue e tessuti. Rapidamente assorbita per diffusione lungo tutto il tratto digerente: esofago, stomaco ed intestino, sul soggetto a digiuno raggiunge picchi del 80%.
L’organismo sano per la potenziale tossicità e per l’ incapacità di accumularlo lo elimina velocemente; minore velocità di eliminazione porta a maggior danno diretto ed indiretto. Ma il massimo assorbimento dell’alcool si ha con il principio attivo diluito (20% ) e con l’aggiunta di anidride carbonica (spumanti e champagne).
Un bicchiere di vino, pari a 12 gr, verrà smaltito da un individuo di 70 kg dopo circa 1 ora e 30 minuti.
Effetti tossici da abuso derivano da un’azione diretta dell’acetaldeide:
– alterazione della fluidità di membrana
– tossicità da acetaldeide (produzione di radicali, perossidazione lipidica)
Nel lungo termine le conseguenze si possono riassumere così:
- danno cellule intestinali (gastrite alcolica, malassorbimento per danno diretto o indiretto per alterati enzimi).
- danno epatico, alterato metabolismo vitaminico e carenza vitaminica diffusa; in particolare folati per diminuito assorbimento ed ossidazione epatica.
Il consumo cronico di alcool risulta essere la principale causa di cirrosi epatica nonché di 60 malattie e condizioni patologiche, ivi compresi alcuni tipi di cancro.
Nicola Camera