Il tempo ha due volti: uno cronologico che batte ritmicamente ed incessantemente ed uno psicologico che è scandito secondo il proprio vissuto, una percezione che talora fa di un vecchio un giovane e viceversa.
Il cronometro psicologico non è dunque sincronizzato con quello meccanico. Per questo si possono sempre definire due età: quella anagrafica e quella psicologica legata al nostro umore, ai nostri progetti, al nostro “interno”.
La coscienza è per definizione la consapevolezza del proprio essere nel tempo.
L’ansia, l’immagine accelerata del tempo.
La paura, l’anticipazione di un tempo futuro e quindi un sentimento che nasconde il tempo presente. Un giovane che vive la paura è già invecchiato.
Il tempo cronologico affatica le cellule, gli organi, i sistemi biologici dell’uomo, decretando un limite genetico oltre al quale ogni molecola si ferma.
Ogni riduzionismo, cioè ogni tentativo di ridurre l’invecchiamento a semplici processi biologici ne amputerebbe la comprensione e impedirebbe quindi una lotta efficace. L’uomo non può ridurre l’esistenza al solo cronometro biologico.
La vecchiaia è espressione di biologia in un ambiente. Bisogna pertanto intervenite per cambiare i sistemi biologici e le concezioni sociali, in particolare quando l’uomo è considerato vecchio, inutile e socialmente morto e sepolto prima ancora di dargli una bara.
Una strategia deve essere sempre intonata in senso positivo come soddisfazione personale e di utilità sociale.
Nessuna macchina per quanto perfetta, funzionerebbe in un ambiente che neghi un significato a quanto si può realizzare.
Nicola Camera