Il dilemma di sempre su cui ha fatto la sua fortuna anche un noto marchio: crudo o cotto?
Analizziamo le differenze più importanti per capire quale sia il migliore dei due.
Il dilemma di sempre su cui ha fatto la sua fortuna anche un noto marchio: crudo o cotto?
Analizziamo le differenze più importanti per capire quale sia il migliore dei due.
Paradossalmente il prosciutto cotto potrebbe sembrare più sano, più leggero, sicuramente meno energetico. In parte questo è vero ma solo per il quantitativo calorico, purtroppo per via della sua lavorazione in salamoia, nitriti, nitrati, glutammati, ascorbati e latte in polvere, contiene un rilevante quantitativo di sale, grassi e carboidrati sotto forma di fecola e farina.
Le marche migliori sono quelle che non usano conservanti e nitriti.
Molto spesso si sceglie però il cotto condizionati dal suo aspetto perchè la visione gioca un ruolo importantissimo: il consumatore tende ad acquistare salumi di colore rosa (enfatizzato dall’aggiunta dei nitriti).
Non bisogna scordarsi che i nitriti in ambiente acido ovvero a contatto con i succhi gastrici si trasformano in acido nitroso che legandosi alle ammine da origine alle nitrosammine, considerate cancerogene.
Dal canto suo invece il crudo è più leggero, più digeribile e possiede grassi visibili e quindi asportabili, ha un quantitativo di proteine maggiore, un apporto elevato di vitamine del gruppo B e una discreta dose di sali minerali. La tipologia di suino, il sistema di allevamento con relativa alimentazione influenzano logicamente la qualità del prodotto finale.
Per chi soffre di pressione alta, scegliere sempre il prosciutto cotto, il crudo contiene troppo sale. E in caso di colesterolo alto? Decisamente meglio il prosciutto crudo.
Nicola Camera